Sul vaccino AstraZeneca c’è stata una comunicazione dilettantesca. Qualcuno deve pagare
“Infelice e confusa”. La comunicazione della gestione della vicenda del vaccino AstraZeneca suona proprio così. Come una vecchia canzone di Carmen Consoli, in versione riveduta e corretta. Infelice e confusa. Per certi versi contraddittoria, per troppi versi dilettantesca. Capace solo di fomentare i no vax e di spaventare anche quei cittadini pronti a farsi il vaccino senza indugio.
L’Aifa smentisce il suo comunicato del giorno prima
Ecco la tragicomica sequenza di un disastro comunicativo senza precedenti.
Domenica 14 marzo, nel tardo pomeriggio, dopo la notizia della sospensione delle somministrazioni di AstraZeneca in Piemonte, l’Aifa dirama un comunicato ufficiale: “Ingiustificato allarme sulla sicurezza del vaccino”.
Lunedì 15 marzo a mezzogiorno, la Polizia postale segnala “un falso comunicato Aifa” che avrebbe disposto il ritiro di alcuni lotti del vaccino.
Appena tre ore dopo, sempre l’Aifa dirama un altro comunicato ufficiale che sconfessa, clamorosamente, il comunicato di 24 ore prima. Annuncia, infatti, la sospensione precauzionale del vaccino AstraZeneca in tutta Italia.
Perché Speranza tace sul vaccino Astrazeneca?
Tanti italiani, travolti dalle notizie contradditorie e spaventati, hanno cercato conferme sul sito ufficiale dell’Aifa. Ovviamente fuori servizio, per l’eccessivo numero di contatti.
Alle 15,28 il ministro della Salute, Roberto Speranza, che era sparito per tutto il giorno, finalmente interviene. Sulla sua pagina Facebook che cosa scrive? Gli auguri a Enrico Letta segretario Pd e presenta le sue “idee per una sinistra plurale”. Mentre milioni di italiani erano finiti nel panico, il candido Speranza di che si occupa? Della “difesa dei beni pubblici fondamentali e lotta alle diseguaglianze. Questo è il cuore del nostro contributo di idee per una nuova agenda progressista”.
L’assessore D’Amato manda gli sms
In questa situazione kafkiana, verrebbe da dire fantozziana ma non c’è niente di comico, l’assessore alla Salute della Regione Lazio D’Amato, ha lanciato un appello in stile “Chi l’ha visto?”, ai settemila cittadini che oggi dovevano fare il vaccino. Un sms per annullare tutto. Lo stesso assessore che aveva annunciato tronfio, poche ore prima, che chi rifiutava AstraZeneca avrebbe dovuto finire in coda rispetto agli altri da vaccinare.
Solo in serata, dal ministero della Salute, il direttore generale Gianni Rezza cita i numeri. In soldoni ha detto che “davanti a 7 milioni di somministrazioni di AstraZeneca, pochissime reazioni avverse. La sospensione, solo in via precauzionale, è stata concordata con Francia, Germania”. Una rassicurazione tardiva, che fatica a emergere nell’oceano di messaggi contraddittori.
Diciamolo chiaramente: questo è un modo di comunicare nell’emergenza, imbarazzante. Anche il premier Draghi sa bene che la gestione della situazione è stata dilettantesca. E Draghi sa meglio di noi che questa pandemia è come una guerra che non ammette indecisioni. Se qualcuno non è all’altezza, fosse anche un ministro o un emerito scienziato, che vada a casa. Subito. Arcuri docet.