Talpa in Procura, tornano liberi sia Camilla Marianera che il compagno De Vivo
Dopo Camilla Marianera torna libero anche il suo compagno Jacopo De Vivo, entrambi condannati per corruzione in atti giudiziari con due riti diversi dopo l’inchiesta sulla talpa a Clodio. Talpa che non è mai stata individuata, è bene sottolinearlo.
Da caso politico a tana liberi tutti
Un caso che aveva scosso il Campidoglio visto che Marianera lavorava nell’assessorato di Monica Lucarelli e che a un anno di distanza o poco più vede tutti in libertà: la bellezza della giustizia italiana. Mentre l’avvocato praticante, condannata a 6 anni, è tornata libera nelle scorse settimane, per De Vivo è stato necessario l’appello della procura al Tribunale del Riesame. Il gip del Tribunale di Roma aveva infatti rigettato la richiesta di revoca della misura degli arresti domiciliari avanzata dall’Ufficio di Procura il 10 marzo scorso per De Vivo, condannato a 5 anni dopo il rito abbreviato, in cui si rappresentava la cessazione delle esigenze cautelari alla luce della sentenza e del tempo già trascorso in custodia cautelare.
Il Riesame
Ora il Tribunale del Riesame, accogliendo l’appello della procura, ha rimesso in libertà anche il compagno di Marianera. Nell’atto d’appello è stato sottolineato anche come in riferimento alla specificità del fatto contestato e del caso concreto, la Procura ha adottato tutte le cautele del caso per impedire la reiterazione di episodi analoghi. Tesi condivisa dai giudici del Riesame.
L’atto di accusa
Secondo l’atto d’accusa dell’inchiesta affidata alla pm Giulia Guccione e coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, dal 2021 al dicembre 2022, De Vivo e Marianera ”erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l’esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l’esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta’’.