Terminillo, operatori in ginocchio e tanta rabbia
Operatori della montagna in ginocchio. Anche nel Lazio, nella zona del reatino e più precisamente al Terminillo. Dopo la decisione assunta domenica dal ministro della salute Speranza (riconfermato da Mario Draghi) di far slittare al 5 marzo la riapertura degli impianti di sci. Motivazione, l’indice Rt ancora troppo alto, e la presenza della cosiddetta ‘variante inglese’ del virus. Dati forniti dal comitato scientifico che affianca il ministero della salute, senza dubbio. Ma che calati sulla realtà degli albergatori, dei maestri di sci e del mondo che ruota attorno agli sport invernali sulla neve hanno avuto l’effetto di una terribile mazzata. Specie per i tempi dell’annuncio, arrivato a poche ore dalle previste riaperture. Con personale già assunto, piste di sci battute da giorni con i gatti delle nevi. Funivie sanificate e messe in sicurezza. Merce e skipass acquistati. Una catastrofe insomma. Come spiega il presidente di Federalberghi di Rieti Michele Casadei. Che è anche proprietario di due strutture al Terminillo, il Togo Palace e il rifugio La Malga. “Abbiamo acquistato in anticipo gli skipass ed erano già nelle camere pronti per i nostri clienti così da evitare caos e assembramenti – ha dichiarato Casadei al corriere.it. Abbiamo assunto poi personale che è qui da giorni e adesso ci ritroviamo con migliaia di euro spese inutilmente e decine di disdette da gestire». Infatti il telefono suona continuamente. Con tutti i potenziali clienti che ovviamente adesso sono in fuga.
Federalberghi, il danno al Terminillo è gigantesco. Anche per maestri di sci e gestori delle funivie
“Con la proroga del divieto di spostamento tra le regioni, i laziali avevano deciso di trascorrere la settimana bianca qui da noi. Avevamo infatti gli alberghi pieni per le prossime tre settimane con una buona prospettiva per Pasqua – dice Casadei. Eravamo entusiasti perché pensavamo di recuperare il tempo perduto a causa della pandemia. E abbiamo investito per riaprire. Chiariamo, abbiamo fatto tutto in sicurezza. Dalle baite alle piste. E invece ci troviamo ad essere ancora una volta il capro espiatorio della disorganizzazione e delle inefficienze di chi ci governa». Così il presidente di Federalberghi di Rieti, ma anche i maestri di sci e i gestori della funivia sono disperati. “Abbiamo speso mille euro per fare i tamponi a tutti e 25 i maestri, e nel weekend eravamo pronti a chiamarne almeno un’altra decina», afferma Simone Munalli, direttore della scuola di sci del Terminillo. «Avevamo poi previsto uno screening ogni due settimane, vista la quantità di prenotazioni che avevamo raccolto tramite il nostro sito. Alcuni maestri non essendo della zona poi, avevano anche già affittato delle case. Insomma era tutto pronto. E adesso? Siamo arrabbiati, non sappiamo come fare. All’inizio ci sembrava uno scherzo». Stessa musica da parte di Flavio Formichetti, gestore della funivia del Terminillo. Abbiamo sostenuto delle spese per riaprire, non so se lo sanno. Probabilmente vogliono farci fallire, non c’è altra spiegazione. Ora tutti aspettano la data ultima del 5 marzo, sperando che la tanta neve caduta regga fino a Pasqua. E che non ci siano altri ripensamenti.
Infine il capitolo ristori, promessi anche dal nuovo governo. Io ho ricevuto solo 2 mila euro dall’inizio della pandemia, ha concluso Formichetti. Come dire, ci vuole ben altro. E andando avanti così il settore della montagna è condannato al fallimento.