Terremoto politico a Pomezia: raccolte le firme per sfiduciare il sindaco
Aria di tempesta a Pomezia. E quello che sta per abbattersi sul palazzo comunale sembra essere un ciclone. Da due giorni, infatti, i consiglieri di opposizione – tutti, tranne Giacomo Castro che si trova in vacanza – hanno firmato per far cadere l’attuale amministrazione di centrodestra.
Agli 8 consiglieri del Pd e dei 5 Stelle si sono uniti quattro della maggioranza, due della Lega e due di Fratelli d’Italia. 12 persone, non abbastanza per mandare (ancora) a casa il Primo Cittadino, ma sufficienti per far decidere il sindaco Veronica Felici di anticipare il rientro dalle sue ferie, per cercare di capire cosa sta accadendo.
Lunedì rientrerà Castro dalle vacanze. E parlerà con i componenti di Valore Civico, per prendere insieme al suo gruppo la decisione di aggregarsi a chi vuole mettere fine all’amministrazione di centrodestra, eletta con il voto del 14 e 15 maggio 2023.
Fabrizio Salvitti, unico esponente della Lega che non ha firmato, lunedì parlerà invece con il sindaco. “Io non ho voluto firmare mentre il Primo Cittadino non c’era. Ieri l’ho salvata, oggi l’ho salvata, lunedì non lo so”, ha dichiarato.
Cosa è successo
Che ci siano problemi all’interno della maggioranza non è certo cosa nuova. E che da tempo si stia tentando il “golpe” neanche. Anche il 20 maggio, infatti, erano state raccolte le firme, ma in quell’occasione i due esponenti di Fratelli d’Italia all’ultimo momento avevano deciso di fare dietrofront e di dare un’altra chance al sindaco e alla giunta.
Problemi interni, liti seguite da riappacificazioni più o meno vere. Ricordiamo infatti che da tempo in maggioranza c’è maretta. Sei mesi fa gli equilibri si erano rotti: ben 3 assessori si erano dimessi (Luigi Lupo, Nicolò Barone e il vicesindaco Flavia Cerquoni), andando a spostare l’asse consiliare. Due consiglieri della Lega, Salvitti e De Luca, a cui si era aggiunta Valle (passata da Forza Italia al partito di Salvini), avevano preso le distanze dalla maggioranza, pur non uscendone apertamente. Omero Schiumarini, Francesco Lamanna e Marco Polidori invece erano passati al Gruppo Misto.
Arzente non aveva mai dato segni di “ribellione”, mentre Conte in un paio di occasioni, durante le riunioni consiliari, era andato contro la maggioranza, votando come l’opposizione.
Chi ha firmato
Le firme – pronte per essere depositate dal notaio al momento in cui si dovesse aggiungere la tredicesima – sono dei seguenti consiglieri. Jessica Valle e Giuseppe De Luca della Lega e degli esponenti di Fratelli d’Italia Elisa Arzente e Michele Conte. Alle loro firme vanno aggiunte quelle di Eleonora Napolitano, Enrico Mangano, Alessio Caporaletti, Martina Battistelli e Rosaria Del Buono (PD), Stefania Padula, Renzo Mercanti e Luisa Navisse (Movimento 5 Stelle).
Pomezia, piazza difficile
Nonostante gli sforzi, sin dall’inizio l’amministrazione Felici ha stentato a decollare a livello politico. Troppe “anime” diverse che hanno disturbato nel tempo anche il normale lavoro dell’amministrazione.
Ne è la prova il fatto che, in un anno, si sono succeduti ben 4 vice sindaco, tutte donne. La prima, Luisa Bonfiglio, conosciuta più per le sue dimissioni lampo (l’incarico era durato poco più di un mese) che per quanto fatto, visto che non ne ha avuto il tempo, poi Flavia Cerquoni, Francesca Vittori e infine Giada Bardi.
E proprio la nomina della nipote dell’assessore alle Attività produttive di Ardea ha creato ulteriori malumori. L’asse tra i due Comuni non ha funzionato, anzi, ha fatto emergere “mal di pancia” sopiti e non sempre ben nascosti.
Ed ecco che, accontentato il ribelle Fabrizio Salvitti (la Bardi è infatti una sua “sponsorizzazione”), il quale nel corso di questi 15 mesi più volte è andato contro il sindaco e la maggioranza restando fuori dall’aula o con articoli al vetriolo, sono emersi i contrasti con chi invece finora si era adeguato a quelle che pensava fossero regole valide per tutti.
Conte: “Una massa di pupazzi”
“Io e Elisa Arzente abbiamo firmato, dando la procura a Enrico Mangano di depositare dal notaio qualora si raggiunga il numero legale per la sfiducia del sindaco”, dichiara ai nostri microfoni Michele Conte. “Il motivo è che non ci ritroviamo nel modo di fare del sindaco: divide et impera, dove noi siamo una massa di pupazzi. Se uno non è d’accordo, si mettono d’accordo con gli altri e le cose si votano lo stesso. Ma non dovrebbe essere così. Le cose vanno discusse”.
Quello che ha fatto “saltare la mosca al naso” a Michele Conte – che comunque da mesi mostrava il suo disaccordo con l’operato della sua stessa maggioranza – è stato uno degli ultimi atti, ovvero la rotatoria di via Selva Piana. 400 mila euro che, per il consigliere, potevano e dovevano essere utilizzati per altri scopi. “È stata portata in Giunta di prepotenza, nonostante il fatto che noi non fossimo d’accordo, perché è inutile, non la vuole neanche il comitato di quartiere. In quella zona ci sono cose più importanti da fare. Invece si vogliono buttare via questi soldi, contando sul fatto che tanto riusciranno a raggiungere il numero di voti necessari.
Ma anche la decisione di esternalizzare la riscossione dei tributi ha avuto un grosso peso nel voler andare contro al sindaco e alla maggioranza, memore di quanto accaduto oltre 20 anni fa con l’Aser. “Non ero d’accordo, ma anche in questo caso non mi hanno ascoltato, pubblicando un bando ad agosto, senza dire niente a nessuno. Si tratta di una scelta politica su cui si poteva ragionare diversamente, invece ancora una volta si è agito di prepotenza. E questo non va bene. Per questo abbiamo deciso di firmare le dimissioni”.
E se non si raggiungesse il numero necessario per la sfiducia? “Passeremo all’opposizione”.