Terrore in chiesa a Roma: “Vi spacco la faccia”, botte e minacce a preti e fedeli

Minacce con coltelli e urla nelle navate invece del religioso silenzio. Era quello che accadeva tra le navate delle chiese di Santa Maria in Vallicella e di Santa Lucia del Gonfalone, rispettivamente in via del Governo Vecchio e in via dei Banchi Vecchi, nel cuore del centro storico di Roma, dove un uomo di 54 anni aveva trasformato la vita di preti, fedeli e volontari in un incubo quotidiano, con ricatti e minacce di morte.
Altro che silenzio e raccoglimento: ogni messa poteva diventare una trappola. Ora, dopo mesi di tensioni e paura, è arrivata la condanna: un anno di carcere per minacce aggravate, anche se l’uomo è già a piede libero.

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Terrore tra le navate
Il protagonista di questa storia inquietante è un clochard conosciuto da tutti nella zona. Dormiva in chiesa, si ricaricava il cellulare, pretendeva soldi in continuazione. E chi osava rifiutare, si ritrovava minacciato o aggredito. A don Cristian, giovane parroco calabrese, puntato un coltello in faccia sibilando: “Ti taglio la faccia, da oggi avrai paura di me”. Un’altra volta ha spinto con violenza un prete contro un armadio, gridando: “Io sono stato vent’anni in carcere, non ho paura di nessuno!”. Persino le messe sono state modificate per evitarlo.
Ma non si fermava lì. Si sdraiava sui banchi durante la celebrazione, cercava di rubare borsette e offerte, entrava con altri senzatetto per “fare scena” e costringere il parroco a dargli denaro. Ha perfino cercato di colpire al collo con un taglierino un sacerdote durante una delle sue richieste aggressive.
“Qui comando io”
Nessuno era al sicuro. Nemmeno l’anziano vicario di Santa Lucia del Gonfalone, strattonato e minacciato: “Ti ammazzo, ti picchio! Tu non sei nessuno, qui comando io!”. E quando una volontaria si è rifiutata di aiutarlo con una seconda richiesta di soldi al Vaticano, lui avrebbe reagito con un’altra minaccia: “O mi aiuti, o ti meno!”. Le sue sfuriate erano così frequenti da spingere molti fedeli a evitare quelle chiese.
La denuncia dei parroci e la condanna
Dopo due anni di paura, i sacerdoti hanno trovato il coraggio di denunciare. L’iniziale accusa di stalking è stata poi riqualificata in minacce aggravate, e il processo, celebrato con rito abbreviato, si è concluso con una condanna a un anno di reclusione. L’uomo, però, è tornato libero. Una decisione che lascia l’amaro in bocca a chi, in quelle chiese, sperava finalmente di tornare a vivere la fede senza paura.