Tevere in secca, e dal fondo spuntano le bici abbandonate

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Abbandono illecito di rifiuti. E’ questa l’ipotesi di reato su cui la magistratura è ancora impegnata. Il Gip del tribunale di Roma, ha respinto la richiesta di archiviazione del caso che era stata avanzata dal PM. Devono quindi proseguire le indagini per verificare le responsabilità sull’infelice epilogo delle bici gialle che erano state impiegati da Obike per il bike sharing cittadino. Perché quanto successo è clamoroso. E adesso molti di questi veicoli, emergono addirittura dalla fanghiglia del Tevere in secca.

La denuncia di Legambiente e le indagini

La decisione del giudice per le indagini preliminare, fa sapere Legambiente Lazio, arriva grazie all’opposizione formulata proprio dall’associazione del cigno verde e dall’associazione Passo Civico. Il caso quindi, a distanza di quasi sei anni dall’arrivo delle bici gialle nella Capitale, è tutt’altro che chiuso.

Le bici gialle abbandonate

Il servizio di bike sharing con la modalità del “flusso libero”, vale a dire senza stalli dove posteggiare le biciclette, era approdato con l’azienda Obike nel 2016. L’attività, lanciata con l’arrivo di 1000 bici gialle, era però cessata un anno più tardi. Senza che i mezzi impiegati per lo sharing, venissero recuperati dalle strade. Le bici, lasciate alla mercè di tutti, iniziarono così ad essere usate secondo finalità tutt’altro che edificanti. I  cestini montati sui loro manubri sono stati impiegati per gettarvi l’immondizia ed in più occasioni le bici stesse sono state ripescate nel Tevere. Un disastro su cui, anche Legambiente, aveva chiesto di continuare a fare luce.

La prosecuzioni delle indagini

Il GIP del Tribunale di Roma, Roberta Conforti, accogliendo l’opposizione presentata dall’associazione ambientalista, ha affermato che “la società, inadempiente alle diffide inoltrate dal Comune di Roma (e in ogni caso proprietaria dei beni che venivano lasciati sul territorio comunale e dei quali si disinteressava completamente) ha manifestato l’intenzione di dismetterli. In condizioni peraltro tali da non poter soddisfare le finalità cui erano destinati”.

E’ stata pertanto respinta la richiesta di archiviazione del procedimento per violazione del divieto di abbandono di rifiuti e di attività di gestione di rifiuti non autorizzata formulata dal PM. Anzi al pubblico ministero è stato ordinato di proseguire con le indagini.  “Al fine di accertare se sia stato dato seguito alle diffide inoltrate dal Comune di Roma, quale sia l’attuale situazione dei velocipedi della Obike, quanti e in quali condizioni siano ancora presenti. Quanti e in quali condizioni siano ancora presenti sul territorio comunale e quanti siano stati rimossi e ad opera di chi. Acquisendo ove disponibile, documentazione (…) attestante lo stato dei mezzi”.

Bici anche sul fondo del Tevere

“La vittoria della nostra azione giudiziaria permette la prosecuzione delle indagini, perché si faccia giustizia nella vicenda assurda delle migliaia di bici gialle abbandonate a Roma – ha commentato Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -. Una situazione che i romani purtroppo conoscono. Conseguenza dell’arrivo e dell’addio di un servizio di bike sharing che ha abbandonato le bici nelle strade del centro, distrutte poi da continui vandalismi. In grado di ridurle in tonnellate di ferraglia arrivata poi, in particolare, nelle sponde del fiume e poi in fondo all’acqua. Oggi col fiume in magra, traspaiono le sagome delle bici nel fondale. Nelle giornate di volontariato continueremo come sempre a raccoglierne. Ma confidiamo che, grazie all’attività del nostro Centro di Azione Giuridica e dell’associazione Passo Civico, che ci accompagna in questa vicenda, la giustizia ora arrivi in fondo. Condannando le responsabilità evidenti e imponendo il recupero di tutto ciò che rimane delle biciclette”