“Inginocchiati, ti sparo”: dopo il video choc si dimette Ruberti, braccio destro di Gualtieri e Zingaretti

Il capo di gabinetto Albino Ruberti si è dimesso dall’incarico con una lettera inviata al sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Lo ha fatto dopo la pubblicazione in Rete
“Benvenuti nell’oasi felice del Pd di Roma e Lazio: Ruberti che minaccia di sparare e ammazzare. Adesso è capo di gabinetto di Gualtieri, prima lo era di Zingaretti. L’incarnazione dei motivi per cui non abbiamo mai voluto avere a che fare con loro a Roma. Dimissioni subito!”. Così su Twitter il consigliere capitolino del M5S e vicepresidente dell’Assemblea capitolina Paolo Ferrara.

L’episodio rivelato in un video pubblicato da ‘Il Foglio’ che ha visto protagonista Albino Gualtieri, capo di gabinetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, è “gravissimo” e “non può restare senza conseguenze”. É quanto avevano sottolineano a caldo fonti del Nazareno.
Secondo quanto si evince dalle immagini, Ruberti, dopo una cena a Frosinone, si sfoga in maniera assai accesa facendo riferimento a richieste che gli avrebbe rivolto un non meglio precisato interlocutore. “Deve venire qui -dice tra l’altro- a chiedermi in ginocchio pietà, adesso. Se deve inginocchià e chiede scusa. Si deve inginocchiare, se no io adesso lo dico a tutti quello che ha detto. Si deve inginocchiare. Li ammazzo! Lo ammazzo! Li ammazzo!. Non se deve permette de di’ ‘io te compro’. A me me compri? Cinque minuti je do, cinque. Vi sparo! T’ammazzo! Cinque minuti, qui, in ginocchio, tutti e due!”.
Già capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Albino Ruberti, non è nuovo a episodi burrascosi e controversi. In piena pandemia, il primo maggio 2020, l’uomo di fiducia dei big dem era stato multato per essersi recato a casa di amici il primo maggio per una gustosa grigliata. Ciò non gli aveva impedito di diventare capo di gabinetto anche del neo sindaco Roberto Gualtieri.
Anche i figli di Ruberti (19 e 17 anni) erano stati protagonisti a febbraio di una vicenda imbarazzante finita sulle cronache romane. Quando i carabinieri hanno chiesto i documenti per identificarli, i due avrebbero reagito in malo modo, spiegando che, visto il ruolo ricoperto dal padre in Campidoglio e prima ancora in regione, i Carabinieri avrebbero dovuto fermare altri e non loro o li avrebbero fatti trasferire. Un atteggiamento che certo non ha impensierito gli uomini dell’Arma, i quali, andati avanti con l’identificazione, hanno anche scoperto come un episodio analogo, con simili recriminazioni, fosse capitato poco più di 15 giorni fa.