Tivoli, abusa della figlia 11enne, spara al figlio 12enne e maltratta l’ex: condannato padre-orco

violenza su bambina

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Dietro la facciata di una vita normale, si celava l’orrore. Dentro le mura domestiche di una famiglia, la realtà era ben diversa: una bambina, la madre, un fratellino e una ex compagna vivevano in un clima di paura, violenza e sopraffazione. Il silenzio si è infranto quando la più piccola, dopo una lezione di educazione sessuale a scuola, ha confidato a una compagna dettagli inquietanti, dando così il via a una catena di coraggio che ha portato alla luce l’inaccettabile situazione.

Lui, il padre, aveva approfittato della separazione dalla moglie per mettere le mani addosso alla figlioletta, che all’epoca aveva solo 11 anni. E iniziare, lontano dagli occhi della sua mamma, abusi e violenze che nessun padre dovrebbe mai compiere.

Dopo un lungo processo, il Tribunale di Tivoli ha condannato un uomo di 60 anni a 20 anni di carcere per una serie di atrocità: abuso sessuale della figliatrattamenti violenti nei confronti della moglieaggressioni contro l’ex compagna e persino attentati alla salute di un figlio di 12 anni, colpito con un fucile a piombini. La sentenza prevede, inoltre, la decadenza della potestà genitoriale e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, un provvedimento esemplare per un comportamento inaccettabile.

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Orsetti, preservativi e paura per la bambina

Durante le perquisizioni, gli investigatori del pool anti-violenza del commissariato di Tivoli hanno fatto una scoperta agghiacciante: nella stanza della bambina, all’interno di un orsetto di peluche, sono stati rinvenuti dei preservativi. Questo ritrovamento ha dato inizio a un’indagine meticolosa, supportata da audizioni protettereferti medici e testimonianze drammatiche. Dal quadro ricostruito è emerso un uomo incapace di provare empatia, caratterizzato da una personalità violenta e manipolativa, con un totale disprezzo per il genere femminile e per il rispetto dei legami familiari.

La moglie incinta, umiliata e minacciata

Le testimonianze rivelano che la moglie era vittima di abusi continui, anche durante la gravidanza. L’uomo la costringeva a vivere situazioni degradanti: la donna era obbligata a sottostare a rapporti sessuali con altri e, in alcuni momenti, le riversava alcol addosso, mentre la minacciava con un accendino acceso. Anche la bambina non era risparmiata da minacce e umiliazioni di ogni tipo. In un’occasione, il padre le ha versato addosso un secchio di vernice, tanto da arrivare a nascondere gli occhi sotto uno strato spesso di colore. La mamma ha confidato di essere dovuta intervenire, curando la piccola per giorni con il collirio, mentre il terrore la paralizzava.

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Colpi di fucile contro il figlio 12enne

Non solo la figlia e la moglie hanno patito le brutalità del padre-mostro. Anche un figlio, nato da una precedente relazione, è stato coinvolto in questa spirale di violenza. Quando il ragazzino aveva 12 anni, l’uomo gli ha sparato alla gamba con un fucile a piombini, minimizzando l’accaduto e negando il bisogno di cure mediche immediate. Solo anni dopo una radiografia ha rivelato che i piombini erano ancora presenti, testimoniando la pericolosità e l’incoscienza di quanto fatto dal padre.

La condanna esemplare

Per l’uomo, la Procura aveva chiesto 19 anni. Ma sentito tutto quello che era successo, il collegio presieduto dal giudice Nicola Di Grazia ha stabilito una pena che va oltre le richieste del Pm. E ha inflitto 20 anni di reclusione. Ma non solo. Oltre a questo, l’uomo è stato privato della potestà genitoriale, escluso dagli incarichi pubblici e dal lavoro in settori che coinvolgono minori o persone fragili. Dopo aver scontato la pena, dovrà affrontare altri tre anni di libertà vigilata. Inoltre, alle vittime è stato riconosciuto il diritto al risarcimento danni, con un pagamento provvisorio di 50mila euro.

L’avvocato Deborah Soria: “Un verdetto che restituisce dignità e speranza”

L’avvocato delle parti civili, Deborah Soria, ha dichiarato ai nostri microfoni: “La bambina, che ora ha 15 anni, ha trovato il coraggio di raccontare quello che stava succedendo, facendo scoprire questa terribile storia. E questa sentenza è una risposta forte e necessaria a ciò che è accaduto. Il coraggio delle vittime ha trovato ascolto grazie alla collaborazione di una rete di protezione efficiente, che ha visto l’impegno della polizia, della Procura e del sistema giudiziario nel suo complesso. È fondamentale investire in strumenti di prevenzione e recupero per fermare soggetti tanto pericolosi. Il nostro obiettivo è restituire dignità a chi ha vissuto l’incubo quotidiano e garantire che un simile orrore non si ripeta”.