Tutti contro il Maximo. Ma l’apertura di Black Friday chi l’ha decisa?
Ora sono tutti contro il Maximo. Il mega centro commerciale del Laurentino, che ha aperto ieri i battenti. Si tratta del terzo polo più grande di Roma, con i suoi 150 negozi, 40 bar e chioschi, una cinema a sette sale e una palestra. Oltre ad un maxi parcheggio a tre piani, capace di avvoglierei tremila autovetture. Comprese quelle dei 1500 dipendenti, perché ovviamente si parla anche e soprattutto di lavoro. In un periodo di crisi nera per il commercio romano. Ma chiaramente l’inaugurazione proprio nel giorno del Black Friday ha creato resse e assembramenti. Con migliaia di persone che già all’alba si erano messe in fila per entrare. Molti curiosi, certo. Ma anche tanti intenzionati a comperare qualche oggetto della propria marca preferita. A prezzi sicuramente convenienti, viste le promozioni per una giornata speciale come ieri. Il problema però è che staremmo combattendo una pandemia, con il Lazio che resiste ancora non senza polemica in ‘zona gialla’. E allora molti si sono chiesti che senso abbia avuto radunare una folla del genere. Per carità, tutti con la mascherina. Ma anche assembramenti assicurati per tutto il giorno. Così i Cobas dei lavoratori sono già scesi sul piede di guerra, chiedendo maggiore sicurezza. Ma anche la politica è voluta intervenire. Con una mozione presentata in Campidoglio, chiedendo alla proprietà di sbrigarsi. A realizzare le opere a servizio del quartiere previste nella convenzione.
Al Maximo ieri ressa e polemiche. Come sempre prima si apre, e poi si chiedono le opere per il quartiere
La politica ancora una volta sembra essere arrivata in ritardo. E le polemiche per la ressa che si è verificata ieri alla inaugurazione del centro commerciale Maximo al Laurentino sembrano classiche lacrime di coccodrillo. Perché si sarebbe potuti intervenire prima. Magari prevedendo una prima apertura in un giorno meno ‘topico’ del Black Friday. Certo, gli incassi sarebbero stati minori. Ma la salute pubblica ci avrebbe certamente guadagnato. Soprattutto, si rivede un vecchio vizio della politica romana. Robin Hood alla rovescia, forte con i deboli e debole con i forti. Perché adesso tutti chiedono le opere di urbanizzazione, previste nella convenzione urbanistica. E ancora realizzare in minima parte. Viabilità, giardini, strutture per l’infanzia al servizio del quartiere. Ma qualcuno l’autorizzazione ad aprire l’avrà pure data. E adesso bisognerà inseguire, quando prevenire sarebbe stato certamente più facile.
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Quella mozione in Campidoglio
Sono state due le mozioni votate in Campidoglio, sempre all’unanimità. Maggioranza e opposizioni. Ma il TAR del Lazio avrebbe ‘ordinato’ l’apertura del Maximo, secondo quanto riporta il capogruppo capitolino del PD Giulio Pelonzi al Corsera. Adesso controlleremo ogni giorno che le opere indispensabili per il quartiere vengano realizzate, ha tuonato l’esponente dem in Campidoglio. Ce lo auguriamo anche noi, buona fortuna. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la dissidente grillina Cristina Grancio, mentre dalla Regione tuona anche l’assessore alla salute Alessio D’Amato. Così si mette benzina nel motore del virus, ha sentenziato l’esponente della giunta Zingaretti. Tutti d’accodo quindi, anche in maggioranza. Ma allora la colpa di chi è? Suvvia, almeno non ci prendete in giro.