Ucciso a Roma davanti all’asilo, in manette killer e mandante: sono legati alla Banda della Magliana

Banda della Magliana, camorra romana, sangue, spaccio, presunti debiti e nuovi equilibri della mala. Si scrive Andrea Gioacchini. Si legge l’ennesimo e potente omicidio nell’Urbe che ieri ha avuto il suo epilogo favorevole con l’arresto del mandante, un capo del crimine, di un suo luogotenente e del sicario. Il mandante è un nome di peso nel complicato scacchiere malavitoso della Capitale, si tratta di Ugo Di Giovanni, figlio di Mimì Di Giovanni storico braccio destro di Michele Senese, il capo della camorra romana.

Omicidio brutale

L’assassinio di Gioacchini fu brutale, compiuto di fronte all’asilo nido in cui il trentaquatrenne aveva appena accompagnato i figli, in via Castiglion Fibocchi. Un uomo in scooter gli si era avvicinato e aveva sparato. Oggi – come anticipa il quotidiano Repubblica – sappiamo il nome del killer, si tratta di Fabrizio Olivani (anche lui finito ieri in manette), qualche piccolo precedente, arruolato da Di Giovanni per uccidere un potente rivale. L’anno è il 2019, il mese è quello di gennaio, il dieci.

Avanzata criminale

L’omicidio Gioacchini non fu un assassinio di poco conto, sia per le ambizioni dell’uomo, sia per il quartiere in cui era avvenuto. La Magliana, appunto. Una zona in fermento, turbolenta, da tempo alla ricerca di un nuovo asseto dopo il definitivo tramonto della vecchia banda e che adesso vive una stagione criminale particolare in cui qualche vecchio boss della banda e una nuova gioventù made in Rome si stanno saldando. Tutto ciò, però, fa da sfondo all’omicidio. Il mondo della mala è un rettilario dove, anche il più caro amico, può trasformarsi in un serpente che ti morde. In questo scenario, in una complicata inchiesta si sono mossi, non a caso, i corpi investigativi d’élite dei carabinieri e della polizia, il nucleo di via In Selci, la squadra mobile e anche la Dia, coordinati dal pm della Dda Francesco Cascini. Investigatori e inquirenti hanno, perciò, scoperto un nuovo pezzetto di un puzzle complicatissimo. Un puzzle che, ancora, non è completo.

In carcere

In carcere, perciò, sono finiti Di Giovanni, che avrebbe battezzato l’omicidio, ma a premere il grilletto, come si diceva, sarebbe stato un rapinatore assoldato come killer. Assieme a Di Giovanni a Regina Coeli è stato portato anche un suo luogotenente, altro criminale di rango, parente di vecchi banditi storici della Magliana. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe una questione di debiti, ma in realtà il controllo della droga sul quartiere, la competizione per essere i numeri uno della piazza sarebbe il vero movente che ha scatenato l’ennesima furia omicida. Gioacchini, con una lista di precedenti infinita, detenzione di armi, spaccio di droga, usura, estorsione e lesioni personali, avrebbe iniziato a contendere con il gruppo di Di Giovanni, molto vicino alla camorra il controllo di una fetta importante del quartiere.