Usa tiepidi, Onu ostile, ma Israele non si ferma: “Avanti con o senza di loro”
Il giorno più brutto per Israele dopo il 7 ottobre. L’Israel Defence Forces conferma la morte di dieci soldati in combattimenti avvenuti nel nord di Gaza, colpiti per lo più da trappole esplosive, genere di attentati in cui i terroristi sono maestri. La giornata di ieri, evidenzia la Bbc, è stata la peggiore per i soldati israeliani dall’inizio delle operazioni di terra contro Hamas nell’enclave palestinese. Tra i dieci caduti, nove – compresi un comandante di battaglione e un colonnello – sono morti a Shejaiya, a est di Gaza City. Secondo le forze israeliane (Idf), sono caduti in un’imboscata. Dall’inizio delle operazioni di terra a fine ottobre sono almeno 115 i caduti, stando al bollettino ufficiale.
Israele: “Guerra a Gaza proseguirà, con o senza sostegno internazionale”
Tel Aviv si accorge del sostegno tiepido di Biden e dell’ostilità conclamata delle Nazioni Unite, ma non deflette. “Israele continuerà la guerra contro Hamas con o senza il sostegno internazionale”, dice infatti il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, aggiungendo che “un cessate il fuoco nella fase attuale è un regalo all’organizzazione terroristica Hamas e le consentirà di ritornare e minacciare i residenti di Israele”. Cohen invita anche la comunità internazionale ad agire “in modo efficace e aggressivo” per proteggere le rotte marittime globali dopo che il movimento Houthi sostenuto dall’Iran nello Yemen ha lanciato una serie di nuovi attacchi contro navi legate a Israele nel Mar Rosso. Anche perché nelle mani dei terroristi rimangono oltre cento civili innocenti.
La storia del colonnello Greenberg, tra i caduti di ieri
Fra i caduti, evidenzia il giornale britannico Guardian, c’è il tenente colonnello Tomer Greenberg, un comandante della Brigata Golani, che era stato in prima linea il 7 ottobre, che aveva raccontato di aver salvato due gemelli neonati a Kfar Aza dopo l’uccisione dei loro genitori, e che è morto nel tentativo di recuperare quattro soldati feriti. Greenberg e altri militari, scrive il giornale, sono stati uccisi in combattimenti con Ied, ordigni esplosivi.
Anche Netanyahu respinge le pressioni internazionali su Israele
”Continueremo fino alla fine, fino alla vittoria, fino all’eliminazione di Hamas”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu incontrando alcuni militari dell’unità di intelligence che sta interrogando i miliziani di Hamas detenuti nel sud di Israele. ”Niente ci fermerà”, ha aggiunto Netanyahu riferendosi alle pressioni internazionali. L’ufficio di Netanyahu ha spiegato che il premier ha ricevuto un aggiornamento su come vengono condotti gli interrogatori e su come sta procedendo il lavoro dell’unità militare.
Condizioni disperate per i civili di Gaza
Secondo la Bbc, anche se la maggior parte degli israeliani continuano a considerare necessario il conflitto, sui social media ci sono israeliani che si interrogano se l’escalation nelle operazioni di terra possa essere collegata al pressing degli Usa per ridurre l’intensità dei raid aerei. Tutto mentre crescono di ora in ora i timori per la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, dove le condizioni sono disperate e dove – secondo il ministero della Salute controllato da Hamas che non si capisce come abbia questi dati – si conterebbero più di 18.000 morti dal 7 ottobre. Ma Hamas respinge le trattative per gli ostaggi che detiene e che la tragedia di Gaza è da ascriversi esclusivamente al movimento terrorista.