L’usura a Roma è sempre una piaga. Ecco cosa è successo a un commerciante a S. Giovanni

L’usura colpisce ancora, anche e soprattutto nella Capitale. Da un prestito di 160.000 euro gli strozzini erano arrivati a chiederne indietro oltre un milione. Costringendo la vittima, un commerciante dell’Appia, a dichiarare il fallimento. Interessi esorbitanti, pari al 221%. Imposti e poi chiesti con minacce via via più pressanti e inquietanti. Telefonate, appostamenti e visite in negozio. Che hanno portato prima alla denuncia e poi all’inchiesta e all’arresto.

Nel mirino dei poliziotti del commissariato Appio e del procuratore Giovanni Conzo sono finiti un 37enne romano, la fidanzata 27enne e la madre di 68 anni. Le persecuzioni sono durate circa tre anni. E a far partire le indagini è stato un intervento per sedare una lite in negozio soltanto all’apparenza banale. Quando gli agenti hanno notato il nervosismo del commerciante e i tentativi di minimizzare hanno capito che qualcosa non tornava. E hanno iniziato a fare gentilmente pressione sull’uomo affinché si aprisse e raccontasse cosa davvero lo preoccupava. Così è venuta fuori la triste realtà. E i tre malviventi usurai sono finiti agli arresti.

Dal finto broker all’incubo dell’usura

Dal suo racconto, arrivato dopo la capacità dei poliziotti di costruire un rapporto di fiducia, è emersa la realtà. Ovvero che a fine 2018, il negoziante era stato avvicinato da un presunto presunto broker che gli aveva prospettato un investimento in borsa “dal guadagno assicurato”. L’uomo si era fidato investendo circa 90mila euro, soldi che nel giro di poco tempo sono spariti. Il broker a quel punto ha proposto di procedere con un altro investimento. E di aumentare i fondi per recuperare i soldi persi fino a 160.000 euro. Che il commerciante si è fatto prestare da un nuovo amico, il 37enne romano con cui proprio in quei giorni aveva stretto contatti.

Ricevuti i soldi, il presunto broker è sparito, ma non il 37enne. Le prime richieste di restituire la somma sono arrivate con visite improvvise in negozio in cui l’uomo, la fidanzata e la madre lamentavano di essere a loro volta in difficoltà finanziarie. Chiedendo ripetutamente indietro il denaro con gli interessi. Poi sono arrivate le maniere forti: minacce di brutali pestaggi e di morte, tra promesse di “uccidere te e il tuo cane”, e ancora di “mandarvi a dormi alla stazione Tuscolana”.

Ti denunciamo per molestie sessuali

I tre hanno poi minacciato di rivolgersi al commissariato Appio per denunciare presunte molestie sessuali mai avvenute. In modo da scoraggiare il commerciante a rivolgersi alle forze dell’ordine. E nel quadro a un certo punto è entrata anche una quarta persona, ancora da identificare. Che si è presentata come il finanziatore dell’intero prestito e ha aggiunto ulteriore pressione e minacce.

I soldi pagati dal commerciante per tenere a bada gli strozzini, nel frattempo, avevano superato il milione di euro. Cifra che ha costretto l’uomo a dare fondo ai risparmi dell’intera famiglia e a chiudere il negozio, tanto da fargli considerare anche il suicidio. Le richieste e le minacce continue sono state ampiamente documentate dagli inquirenti grazie a intercettazioni e accertamenti tecnici. Che hanno evidenziato anche come tutti i versamenti fatti dal commerciante venivano convogliati su banche londinesi o cipriote che spesso venivano aperti appositamente e poi subito chiusi.

L’alternativa era la ricarica su carte postali prepagate o assegni. Tutti gli elementi raccolti hanno spinto il gip a emettere tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di madre, figlio e fidanzata. Il 37enne è stato portato in carcere, le due donne sono finite ai domiciliari, tutti accusati di usura ed estorsione.