Usura, arrestate quattro persone. Nel 2019 avevano quasi spinto al suicidio un barista a Monteverde


Le Forze dell’ordine hanno arrestato quattro persone, con età comprese tra i 29 e i 65 anni. Delle quali due sono poi risultati essere padre e figlio. Per tutti, l’accusa è di usura ed estorsione. Con l’aggravante dei metodi spesso violenti, con minacce pesanti alle vittime prescelte. Alle quali la banda prestava del denaro, con tassi da capogiro. Anche superiori al 500% annuo. Si trattava quasi sempre di piccoli imprenditori o di liberi professionisti, con i conti in rosso. Ma anche di soggetti affetti da ludopatia, o bisognosi di cure mediche periodiche a pagamento. Gente disperata, che cadeva facilmente nella rete. E ovviamente una volta accettato il prestito dagli usurai, non riusciva a restituire il denaro nei tempi e alle condizioni capestro stabilite dalla gang. A quel punto iniziavano a partire le minacce telefoniche, ‘ti spacchiamo la testa’, ‘sappiamo dove abiti’ e cose simili. Cambiando anche le voci, per giocare al gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. E secondo quanto risulterebbe dalle intercettazioni, simulando anche conoscenze tra funzionari di Polizia.

La banda era attiva tra il Laurentino, l’Eur Torrino, Monteverde e il Tuscolano. E forse l’avrebbe fatta franca, senza il gesto di coraggio e disperazione di un barista di Monteverde. Che nel 2019 era salito sul tetto, minacciando di farla finita. E poi raccontando il proprio incubo agli inquirenti. Che lo hanno messo sotto copertura. E iniziato una indagine che in due anni ha portato all’arresto dei quattro strozzini.

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Tassi di usura del 500% per la banda attiva tra Eur e Monteverde

Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura di Roma, hanno portato allo scoperto casi di usura disseminati tra Eur, Tintoretto, Marconi, Appio, Portuense e Monteverde. Anche se la base operativa degli usurai era di fatto Laurentino. Un vaso di Pandora scoperchiato dal barista di Monteverde che nell’ottobre del 2019 era pronto a togliersi la vita per far finire l’incubo. E che alla fine ha trovato il coraggio di reagire. Una volta inserito in un programma di protezione dalla pm Giulia Guccione e dall’aggiunto Lucia Lotti ha iniziato a raccontare, descrivendo nel dettaglio quanto sofferto. E consentendo di rintracciare i quattro malviventi, adesso sottoposti a misure cautelari. Rimane ovviamente il problema di come aiutare chi si trova in difficoltà, prima che le cose precipitino. Tema ancor più attuale in tempi di covid. Certo, ci sono i vari decreti sostegni e ristori. Ma spesso le cifre erogate sono insufficienti. E i meccanismi della burocrazia contorti. Ecco perché qualcuno suggerisce di rivolgersi al microcredito, in caso di necessità. E comunque di evitare sempre di accettare denaro da persone sospette. Che non conosciamo bene. Perché potrebbe essere l’inizio di un incubo, dal quale purtroppo uscire può rilevarsi difficilissimo. Tanto da spingere le vittime a tentare il suicidio.

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