Vacanze da incubo a Ostia: prenotano l’hotel, finiscono nell’ostello ‘horror’ con aggressione e liti, l’intervista esclusiva

Dovevano passare un weekend di sport, relax e allegria. E invece hanno vissuto un incubo. A Ostia. Un brutto biglietto da visita per il Lido di Roma, che proprio in questi giorni sta cercando di risollevare la sua immagine. Ma l’esperienza vissuta da una mamma e le sue figlie, insieme a un’altra bambina e la sua accompagnatrice, tutte provenienti da Quartu S. Elena, in Sardegna, è allucinante.
Di certo non potevano immaginare che quello che quelle che sulle piattaforme di prenotazione veniva reclamizzata come una struttura con “camere ampie vista mare, a poca distanza dal centro” fosse un luogo dove non era neanche possibile chiudere con la chiave la porta della propria stanza.

L’inizio dell’incubo
Tutto ha avuto inizio nel fine settimana scorso. La sera di giovedì 3 aprile il gruppetto è arrivato all’aeroporto di Fiumicino, destinazione Ostia, entusiasta di iniziare l’avventura. Ma una volta giunto sul lungomare Paolo Toscanelli l’entusiasmo ha iniziato a scemare. Già la vista esterna della struttura ha lasciato perplesse le due donne e le tre bambine che, però, non avevano molte alternative: in quel weekend Ostia registrava il tutto esaurito, proprio grazie alla competizione sportiva in atto, una gara nazionale di nuoto sincronizzato. “Siamo state accolte da un ragazzo straniero, in pigiama e ciabatte e l’aria un po’ stravolta, che non parlava l’italiano”, racconta la mamma. Il ragazzo si fa capire come può e indica le stanze prenotate alle sue ospiti.
E qui la prima sorpresa. Le camere non si possono chiudere a chiave. “Eravamo già sconvolte perché quando siamo entrate nella struttura siamo state travolte da una puzza incredibile. E abbiamo subito notato la sporcizia, il degrado e lo squallore. Nel soffitto c’era la muffa, come si vede dalla foto. Al primo piano un divanetto rosso macchiato, non sappiamo di cosa. Abbiamo poi visto che nella struttura si aggiravano personaggi che sembravano non troppo raccomandabili. Ci siamo spaventate moltissimo. E quando abbiamo visto che le porte delle stanze non si potevano chiudere a chiave (che non girava), eravamo terrorizzate. Abbiamo quindi deciso di chiuderle mettendo i comodini e le valigie come barriera”, spiega ancora spaventata la donna.
Hotel dell’orrore
Non solo porte senza serrature. Anche finestre senza maniglie. “Erano porte-finestre, ma non avevano maniglie. La prima notte, quella tra giovedì e venerdì, è stata terribile. Il rumore, gli schiamazzi e le liti tra gli ospiti hanno reso il sonno impossibile. Le bambine non riuscivano a calmarsi, si sono anche messe a piangere”, racconta con una punta di amarezza nella voce.
Il mattino dopo, senza aver potuto riposare, il gruppetto va al polo natatorio di Ostia, dove chiede aiuto per cercare un nuovo alloggio. “Non volevamo più tornare in quel posto orribile e abbiamo domandato a tutti se potevano darci una mano a trasferirci altrove. Ma nell’immediato nessuno è riuscito a trovare una sistemazione, anche perché tutti eravamo impegnati nelle gare, che sono terminare molto tardi. La sera, quindi, siamo dovute rientrare in quella struttura. E la seconda notte, quella tra venerdì e sabato, è stata peggiore della prima, anche se non lo credevamo possibile”.
La lite furibonda
La situazione, infatti, è degenerata con il passare delle ore. “È scoppiata una rissa dentro la struttura. Saranno state le due di notte. Si sentivano urla disumane, una donna straniera sembrava stesse chiedendo aiuto. Poi c’erano le voci concitate di due uomini, ho visto un uomo con la mano insanguinata, ma non so cosa sia successo esattamente. In preda al panico ho chiamato il 118, invece del 112. Ho telefonato più volte, restando con le bambine barricata in camera. Eravamo terrorizzate, avevamo paura che stessero per ammazzare qualcuno. Dopo aver chiesto aiuto, è arrivata la polizia. La pattuglia è arrivata una prima volta intorno alle 2:30, poi è tornata verso 3:00. Ho sentito che entravano nella stanza accanto alla nostra, forse la stavano perquisendo, ma non so cosa sia successo, eravamo troppo sconvolte e spaventate.
Verso le sette sono finalmente venuti dei nostri conoscenti che sono riusciti a trovare un’altra sistemazione, in un alloggio di fortuna. Lì siamo riusciti a dormire per un’oretta, prima di far affrontare alle bambine un’altra giornata di gare. Per fortuna l’ultima notte, quella tra il sabato e la domenica, l’abbiamo passata in modo tranquilla, prima di affrontare il viaggio di rientro per la Sardegna, previsto per la domenica sera”.
Nella struttura nella notte tra il sabato e la domenica c’è stata una lite tra coniugi che ha richiesto l’intervento dei carabinieri. Un episodio molto movimentato che anche in questo caso ha interrotto il sonno di eventuali ospiti.
La diffida al Presidente Falconi e alla Asl
La situazione ha spinto i genitori a inviare una diffida formale rivolta al Presidente del Municipio X Mario Falconi e agli enti competenti: Comune di Roma, Ufficio Igiene e Sicurezza, Comando Polizia Locale e ASL Roma 3 – Servizio Igiene Pubblica. Nel documento vengono denunciati i requisiti minimi di igiene, sicurezza e ospitalità che la struttura avrebbe dovuto garantire. Viene inoltre sottolineata “una gestione opaca e approssimativa, affidata a personale straniero incapace di comunicare nella nostra lingua, e un’accoglienza che ha lasciato ben poco spazio alla fiducia”.
“Non possiamo più tollerare che in pieno 2025 esistano strutture che mettono a repentaglio la sicurezza dei minori e delle famiglie. Se non verranno presi provvedimenti immediati, saremo costretti a procedere per vie legali”, conclude la mamma con fermezza.