Vacanze più care in Italia, è speculazione: nelle strutture ricettive ingiustificabili aumenti

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Vacanze più care a luglio nelle città italiane, non solo nelle città d’arte. I prezzi della ricettività turistica nelle città italiane, relativi ad alberghi, pensioni, bed and breakfast, agriturismi, villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù, hanno subito una impennata a luglio di quest’anno rispetto al 2020. E a fronte di un’inflazione media nazionale annua pari a +4,1%, emergono disparità territoriali enormi, tra la città più cara e la migliore, di 28,5 punti percentuali. E’ quanto emerge da uno studio che l’Unione Nazionale Consumatori ha condotto, in esclusiva per l’Adnkronos. Stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari o ribassi per quanto riguarda i servizi di alloggio e di ristorazione, elaborando i dati Istat dell’inflazione di luglio.

Siena è la città più cara per le vacanze

A guidare la classifica della città con i maggiori rialzi è Siena, con un aumento astronomico pari a +18,1% rispetto a luglio 2020. Al secondo posto Bari, con un incremento annuo dei servizi di alloggio pari +16,5%. Al terzo posto, Verona con +14,1%. Seguono Aosta con +12,7%, Rimini in quinta posizione con +11,8%, Livorno (+11,3%), Cagliari (+10,2%), Palermo all’ottavo posto con +8,9%, Trieste (+8,6%), chiudono la top ten Mantova e Bologna (entrambe +8,4%). Sull’altro versante della graduatoria, ben 20 città sono in deflazione. La città più virtuosa è Viterbo, che rispetto alla scorsa estate ha avuto un calo dei prezzi del – 10,4%, al secondo posto Vicenza con -5,6% e al terzo Caltanissetta con -4,6%.

Alberghi in salita per i prezzi in Val d’Aosta, Puglia e Basilicata

Ancora più clamorosi i rialzi su base mensile. In un solo mese i servizi di alloggio aumentano a Massa Carrara del 20,2%. Al secondo posto Ascoli Piceno con una crescita del 19,9% rispetto a giugno 2021, al terzo Cagliari con +18,6%. Seguono Rimini (+17,5%), Siena (+14,9%), al sesto posto Pescara (+13,8%), Aosta e Livorno (13% entrambe), al nono posto Messina (+11,9%), termina la top ten Sassari con +11,5%. Per quanto riguarda le regioni gli alberghi e le pensioni con i listini dei prezzi più in salita nel confronto con l’anno precedente si trovano in Valle d’Aosta, +12,4% su luglio dello scorso anno, seguita da Puglia (+12,1%) e Basilicata (+8,3%). L’unica regione con il segno meno è la Calabria (-1,2%), mentre sotto l’1% si trovano Piemonte e Campania, rispettivamente +0,5% e +0,7%.

L’Unc: si è approfittato della voglia di vacanze degli italiani

Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, “Si tratta di speculazioni belle e buone. Si è approfittato della ritrovata voglia di vacanze degli italiani per far impennare i prezzi, letteralmente decollati rispetto a un mese già vacanziero come giugno. In particolare, guardando ai dati nazionali, sono i villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù ad aver più abusato del desiderio di relax e svago degli italiani. Addirittura con una maggiorazione mensile dei prezzi del 15,4%, contro un +6% delle pensioni e un più calmierato +1% di alberghi e motel, che comunque segnano un incremento del 4% rispetto a luglio 2020” prosegue Dona.

Segno della cirsi soprattutto a Venezia

“Alcune località, ad esempio, – prosegue Dona – hanno maggiormente risentito della riduzione dei turisti stranieri. Eclatante il dato di Venezia, città turistica per eccellenza, che segna ancora una diminuzione dei prezzi rispetto all’estate scorsa, -0,5%. Anche Napoli e Milano sono in deflazione, rispettivamente -0,2% e -0,1%. Firenze, invece, è nella parte alta della classifica, in 13° posizione con +8%, così come Roma, in 26° con +5,6%”. “Ben 5 città sono invece in deflazione, hanno quindi abbassato i prezzi da giugno a luglio 2021. Chiaramente per rispondere alla minore domanda registrata a giugno rispetto a quanto si attendevano. Un segno evidente della crisi. Non per niente a vincere questa classifica è Venezia” conclude Dona.

“Per i consumatori avere prezzi più bassi è sempre positivo, – aggiunge il presidente di Unc – perché si preserva il loro potere d’acquisto e si arriva più facilmente a fine mese”. “Le cause della deflazione, però, da non confondere con gli effetti, possono essere negative, come in questo caso, perché dipendono dalla minore domanda turistica e dall’emergenza Covid, aggravando il problema della ripresa economica del Paese” conclude Dona.