Vauro sul “Brasiliano”: chi sono i veri mostri della nostra società?
La vicenda di Massimiliano Minnocci, arrestato per aver brutalmente aggredito la compagna con un bastone, ha scatenato un acceso dibattito. A commentare duramente l’episodio è Paolo Senesi, meglio noto come Vauro, che ha descritto Minnocci – meglio noto come il “Brasiliano” – come un “mostro perfetto per i talk show”, ovvero il personaggio ideale da esibire per fare share. “I mostri fanno audience, costano poco e attirano attenzione”, ha osservato lo scrittore in un lungo post su Instagram.
“Un mostro perfetto”: Vauro e il caso del Brasiliano
“Il Brasiliano si chiama Massimiliano Minnocci. Ha spaccato un braccio alla sua ragazza con un bastone. Non c’è alcuna giustificazione per un atto così brutale e violento. Non ci sono giustificazioni di ordine sociologico né di ordine psicologico né, tantomeno, è una giustificazione il fatto che, pare, fosse sotto effetto di alcool e droghe”, scrive Vauro.
“Mi scontrai duramente con lui in una trasmissione televisiva, Dritto e Rovescio, condotta da Del Debbio. Lui muscoloso, con un occhio orbo, coperto di tatuaggi raffiguranti Hitler e Mussolini che sbraitava slogan fascisti e minacciava una giornalista… Il mostro perfetto. Perfetto per talk dove è redditizio esibire mostri, addirittura fomentarli ed aizzarli perché i mostri fanno share e in fondo costano pure poco“.
“Il Brasiliano ospite quasi fisso della trasmissione radiofonica La Zanzara di Cruciani che, il giorno dopo lo scontro che ebbi con lui lo invitò e gongolava nel sentirlo dire che mi avrebbe strappato il cuore a morsi… è così che debbono parlare i mostri. Io invece pensai che fosse un mostro troppo perfetto. Pensai che i veri mostri non sono necessariamente grossi e brutti, che forse i veri mostri ci possono anche somigliare, come pensai che i veri fascisti non esibiscono sempre tatuaggi di Hitler, anzi spesso sono in giacca e cravatta. Così scrissi una lettera aperta al Brasiliano: “Se vorrai strapparmi il cuore a morsi potrai farlo, se invece vorrai che parliamo parleremo”. Ci incontrammo lontano dalle telecamere e parlammo. Non incontrai Il Brasiliano, incontrai Massimiliano”.
“Massimiliano mi disse che voleva cambiare e che io gli avevo dato uno “spunto” – usò proprio questo termine – per provare a farlo. Ne nacque un rapporto. Un bel rapporto. Coprì i tatuaggi Di Hitler e Mussolini cancellandoli. Aveva quasi entusiasmo nel tentare nuove e diverse esperienze. Mi convinse ad andare con lui ad offrire cibo ai senza tetto nella zona della stazione, ad organizzare un incontro con i detenuti di Rebibbia, che facemmo. Quando pranzavamo assieme non toccava né vino né caffè per timore di stimolare i suoi problemi di dipendenza”.
Una critica al sistema mediatico
“Più di un anno fa mi telefonò alle due di notte piangendo. Gli chiesi cosa gli fosse successo. “Mi sono fatto di nuovo, io so solo fare danni” mi rispose tra i singhiozzi. “Sei su un filo Massimiliano, puoi cadere una volta ma non di più altrimenti non ti rialzerai” gli dissi. È caduto da quel filo. Malamente. Ha colpito con violenza una ragazza“.
L’arresto di Minnocci, più che chiudere una vicenda personale, ha offerto a Vauro lo spunto per una critica più ampia. “Il Brasile è tornato in carcere. Non è bastato lo “spunto”, non è bastato il suo impegno a cambiare. Ha fallito, io ho fallito. Il mostro è dietro le sbarre al suo posto. I Del Debbio, I Cruciani dovranno trovarne altri per le loro trasmissioni ma non sarà difficile. Ha vinto la società, la politica della paura, ha vinto il sistema mediatico… Ma mi domando, davvero qualcuno ha vinto?“.