Vecchioni a Scanzi: “Geronimo La Russa mi ha fregato le mutande”. Scatta la querela

Vecchioni

“Sono allibito per la notizia pubblicata dal Fatto Quotidiano, con richiamo in prima pagina”. Geronimo La Russa si riferisce al titolo ‘Vecchioni ricorda: Geronimo e soci mi rubarono pure le mutande’ “ripreso poi parzialmente – osserva il figlio del presidente del Senato – dal sito Dagospia e da altri”. “Vecchioni, che gia’ all’epoca in cui ero minorenne incentro’ le sue attenzioni solo sul figlio diciasettenne di un deputato di destra, cioe’ mio padre, a distanza di 26 anni – riprende Geronimo La Russa – dovrebbe sapere benissimo che nei miei confronti non ci fu alcuna imputazione e che non fui affatto ‘perdonato’, in quanto il perdono giudiziale puo’ essere concesso solo a chi e’ imputato e colpevole e io – precisa – non lo sono mai stato!. Altri giovani conoscenti che parteciparono alla festa della figlia di Vecchioni ebbero invece conseguenze giudiziarie ed io ne presi immediatamente le distanze”.

“E’ incredibile che Vecchioni, intervistato dal noto giornalista del Fatto, Scanzi, provi a gettare immotivatamente e falsamente discredito su me e sulla mia famiglia gia’ oggetto in questi giorni – segnala La Russa – di particolare attenzione mediatica. Ho dato mandato al mio avvocato Vinicio Nardo affinche’ tuteli in ogni sede competente la mia onorabilità.

Ecco che cosa ha detto Roberto Vecchioni

«Mia figlia aveva 14 anni, era il 1997 – dice l’ottantenne cantautore milanese – . Per la prima volta volle fare una festicciola in casa, insieme a quattro amiche. Voleva che andassimo fuori, così noi decidemmo di passare la sera a casa di mia mamma, che era vicina. Bene, dopo pochissimo che era iniziata la festa è cominciata ad arrivare gente. Ragazzi di 17, 18, 19 anni, quindi sia minorenni che maggiorenni. Mi hanno rubato di tutto». E ancora: «Hanno spaccato un bel po’ di roba. Mi hanno preso davvero di tutto, anche il portasigari, ma sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande… un feticismo assoluto». Poi aggiunge maligno. «Bene, a quel punto ovviamente io vado a fare la denuncia e un bel po’ di loro vengono beccati. Ora, io non voglio fare il cognome, ma dirò come si chiama il ragazzo, così si capisce chi era il padre: il giovane si chiama Geronimo».

Geronimo La Russa aveva invece ricostruito la vicenda in un’intervista con Claudio Sabelli Fioretti in altri termini: “Arrivai con una ventina di amici. Ci furono dei furti. Anche tre dei miei amici, è stato accertato, rubarono qualcosa. Ci rimasi talmente male che da allora non li frequentai più”.