Vergognatevi, ci lasciate in corsia senza mascherine
Pubblichiamo una denuncia grave: ecco come vengono negate le mascherine agli operatori della sanità nella regione Lazio
Ogni periodo particolare è caratterizzato da “parole chiave” e da immagini che restano vive nella memoria della gente. Costituiscono il ricordo che ci portiamo dietro per molto tempo. Succede negli eventi piacevoli, come la vittoria di un mondiale, ma soprattutto nelle catastrofi come i terremoti o le alluvioni. Non so quanto durerà e come andrà a finire la battaglia del Coronavirus ma sono certo di quali saranno le immagini e le sensazioni che resteranno per molto tempo nei nostri ricordi.
Primo tra tutti, avremo il ricordo di una grande confusione. Ricorderemo come un incubo il faccione di Conte che quasi tutte le sere in televisione annunciava nuove disposizioni e nuove restrizioni (sempre tardive). Ricorderemo anche le notizie e le informazioni caotiche e contrastanti tra chi sosteneva che si trattava di una epidemia meno grave dell’influenza e chi invece paventava scenari apocalittici.
Le mascherine negate alla sanità
Ma su una immagine mi vorrei soffermare. Quella del Presidente Fontana con la mascherina. Venne linciato mediaticamente. Accusato di aver diffuso un messaggio sbagliato, di essere un allarmista. Ecco questo è l’emblema della totale confusione con cui è stata gestita l’emergenza del coronavirus. E’ accaduto pochissimo tempo fa, ma oggi quell’immagine ci riporta tragicamente alla realtà dei fatti, alla sottovalutazione totale del problema e alla colpevole disinformazione su un elemento fondamentale della lotta al virus: l’uso dei mezzi di barriera. In Cina il virus è stato sconfitto con i mezzi di barriera: confinamento e uso dei dispositivi di protezione. In Italia si è detto di tutto, tranne quello che doveva essere detto. Serviva un messaggio chiaro ed inequivocabile: state a casa, mantenete le distanze, lavatevi le mani e usate la mascherina. La “parola chiave” è questa.
Ieri il capo della Protezione Civile è stato chiaro: per tutte le attività che comportano una distanza ravvicinata tra le persone è necessario usare la mascherina. La normale mascherina chirurgica che fa parte delle precauzioni standard. Le mascherine FFP2 e FFP3 per le attività che comportano un contatto con persone o materiali che lo richiedono. E’ una raccomandazione logica: se occorre evitare le distanze inferiori al metro è ovvio che quando le distanze non si possono rispettare bisogna proteggersi.
Ma su questo punto c’è chiarezza? Non direi proprio. I messaggi che sono stati trasmessi sono assurdi e contraddittori. A partire dal Ministero della Salute che in una locandina dice: “Quando va indossata la mascherina? Se hai sintomi di malattie respiratorie e se stai prestando assistenza a persone con sintomi di malattie respiratorie. Non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie”. Ma non è così. Tutte le persone vanno considerate potenzialmente infette perché esistono i portatori sani. E non lo dico io, lo hanno detto a più riprese tutti gli esperti che in questi giorni sono intervenuti sull’argomento.
Indicazioni cervellotiche dalla regione Lazio
E per chi lavora in ospedale? La Regione Lazio nel documento “Raccomandazioni per la prevenzione della diffusione del Covid-19” del’11 marzo scorso sostiene che gli operatori sanitari devono utilizzare le precauzioni standard (tra cui l’uso della mascherina) per tutti i pazienti sia con infezione sospetta, sia infezione confermata. Vale a dire che negli altri casi non è indicato l’uso. Assurdo. Per entrare nel supermercato occorre rispettare le distanze e indossare la mascherina, per assistere i pazienti in ospedale no. Per fortuna il buon senso della gente e degli operatorisanitari è superiore a quello dei burocrati: tutti la indossano lo stesso.
La confusione regna sovrana anche nelle varie aziende sanitarie. Ci sono ospedali dove è obbligatorio portare la mascherina chirurgica e ospedali dove se i dirigenti vedono che la indossi in servizio fuori dal Pronto Soccorso rischi il richiamo disciplinare. L’unica cosa certa su tutto il territorio regionale è la carenza di mascherine che mette tutti a serio rischio di contagio e diffusione della patologia virale.
Senza protezione non si lavorerà più in corsia
Nel settore lavorativo non sanitario le idee le hanno più chiare. Mascherina e dispositivi di protezioni obbligatori per tutti altrimenti si ferma l’attività produttiva. Questo hanno chiesto i sindacati e questo stanno facendo gli imprenditori.
Ma per fortuna c’è Conte. Il suo faccione è comparso di nuovo sui media per annunciare: mascherine gratis per tutti!!! A trovarle!!?? Buongiorno cerbiatto diceva una nota pubblicità. Le forniture sono insufficienti. Cosa ci dobbiamo aspettare adesso? Mentre medici e infermieri sono costretti a riciclare le mascherine usandole per più giorni o a fabbricarsele in proprio per proteggere sé stessi e i pazienti, continua a regnare la confusione più totale.
Ringraziamo il cielo che a Roma ancora non è emergenza vera. Le notizie che arrivano da alcune zone del nord non sono per niente incoraggianti, mentre nella nostra regione non siamo in grado nemmeno di dare indicazioni chiare e di garantire la dotazione minima dei dispositivi di sicurezza.
E allora diciamolo in modo chiaro. Occorre rispettare tutte le misure necessarie a combattere la diffusione del virus e il contagio: igiene delle mani, non uscire di casa e indossare i dispositivi di protezione. Ma per gli operatori sanitari e per chi si reca in ospedale l’obbligo dell’uso della mascherina è imprescindibile. Basta confusione, gli operatori sanitari sono incazzati: servono direttive chiare prima che sia troppo tardi.