Vi ricordate le sardine? Ora la rivoluzione è la cannabis per tutti
Vi ricordate il Movimento delle sardine? Quei bravi ragazzi che riempivano le piazze delle cittadine dell’Emilia con il simbolo del famoso pesce azzurro, uniti contro tutti i sovranisti del mondo? E che volevano cambiare la storia dell’Italia facendo perdere le regionali al centrodestra? Bene, adesso la grande rivoluzione del movimento è diventata la cannabis legale. Forse c’è poco da stupirsi, considerando che molti degli aderenti a quel progetto politico erano in realtà già iscritti alle giovanili del PD. Anche se si mostravano fieramente indipendenti. Ma certo la battaglia sulla droga libera ci riporta molto alle mobilitazioni degli anni ‘70. In effetti, sembra proprio che a sinistra siano a corto di nuove parole d’ordine. E che dopo la parentesi renziana torni a galla tutto il vecchio armamentario. Zan, Ius soli, Bella ciao e spinelli. Come se l’Italia ripartisse con tutto questo. Ma si sa, le vecchie passioni sono dure a morire. Così ieri a piazza Vittorio a Roma le sardine insieme a +Europa (i radicali su questo punto sono sempre stati coerenti) e all’associazione Meglio legale si sono radunati in mezzo ai giardini. E hanno chiesto di approvare rapidamente un disegno di legge presentato alla Camera. Che prevede la completa depenalizzazione della cannabis coltivata per uso personale e terapeutico. Se passerà, prepariamoci a vedere le simpatiche piantine nel vaso del vicino. O nell’orto urbano sotto casa. Ci mancava anche questa.
Alle sardine piace ‘l’erba’
Chi vuole la cannabis libera, sostiene che il proibizionismo contro questa droga cosiddetta leggera e’ figlio solo di ragioni ideologiche. E che in realtà queste pianticelle possono essere utili anche a scopo terapeutico. Per alleviare il dolore in certe patologie. E che per questo ne e’ consentito l’uso in medicina. Certo, le proprietà terapeutiche di queste foglie esistono. E già sono sfruttate. Ma ben diverso è immaginare la possibilità di coltivare liberamente la pianta a casa propria. O in un giardino condominiale. Facile che venga usata per litri scopi, certamente meno nobili. Oppure venduta sotto banco, perché a quel punto come sarà possibile controllarne il commercio illegale? In più, lo stesso mondo scientifico si è sempre diviso sulla qualificazione di alcune droghe come ‘leggere”. Perché anche la cannabis può dare dipendenza. E se assunta in dosi superiori a quelle terapeutiche, e senza uno specifico controllo medico, può fare anche molto male. Senza considerare il fenomeno dell’emulazione. Che facilmente poi porta al passaggio ad altri stupefacenti, molto più pericolosi. Specie nell’età critica dell’adolescenza.
Insomma, le 6 mia piantine di cannabis che hanno invaso ieri Piazza Vittorio se passa la legge potrebbero diventare presto cento volte di più. E come segnale per i nostri giovani dopo il covid e un anno di lockdown non ci sembra il massimo.
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