Vigile che timbrava in mutande vince in Cassazione: è stato risarcito con 130 mila euro
Quella foto di lui in mutande e canottiera che timbrava il cartellino era diventata presto virale. Tra la rabbia e l’indignazione di tanti, che si erano scagliati contro quell’uomo, un ex vigile del Comune di Sanremo. Un’immagine associata nel tempo all’assenteismo, quasi come se ne fosse diventata il ‘simbolo’. Ora, però, l’ex casco bianco è stato assolto con formula piena. E per lui è arrivata un’altra rivincita, che si aggiunge al reintegro con un indennizzo. La Cassazione lo ha assolto e ha confermato quello che già aveva deciso la Corte d’Appello di Genova. E cioè che la decisione del Comune, che lo aveva licenziato, era da considerarsi illegittima perché il fatto ‘non sussisteva’.
L’ex vigile che timbrava in mutande è stato assolto
“Quella foto penderà per sempre sulla mia testa” – ha raccontato al quotidiano La Stampa l’ex vigile. “La gente non si convince che c’è stato un errore di base della magistratura, c’è stato un giudizio basato su una singola foto. E uno scatto non poteva certo spiegare che stavo facendo il mio lavoro, le persone vedevano altro”. Quell’immagine, infatti, è stata fin da subito associata al ‘furbetto del cartellino’, che avrebbe timbrato addirittura in mutande senza poi effettivamente prestarsi sul posto di lavoro. Questa, almeno, era la tesi dell’accusa.
“Era chiaro che la timbratura in mutande avvenisse o prima o dopo l’orario di lavoro, la macchinetta era davanti all’alloggio di servizio. Una volta dimostrato quello è finito il discorso”. L’uomo non avrebbe mai truffato lo Stato. Anzi, era in mutande per fare in fretta.
L’ex vigile, infatti, lavorava anche come custode di un mercato ortofrutticolo, si svegliava all’alba per aprire i cancelli. E aveva il compito di controllare se ci fossero o meno auto da rimuovere, poi alle 6 prendeva servizio. Lui, però, viveva in un alloggio all’interno dell’ufficio dove lavorava e così, come ha raccontato, è capitato che a volte andasse a timbrare in intimo, per poi indossare la divisa. Non per tornare a casa a dormire. Una versione accolta dai magistrati, che ora gli hanno dato ragione.
Il reintegro non è stato accettato
L’ex vigile ha rinunciato alla prescrizione, poi è arrivata l’assoluzione. Ed è arrivato anche il reintegro sul posto di lavoro, che lui ha rifiutato. “Non volevo più lavorare per persone che non avevano creduto in me. E poi il Comune ha presentato ricorso anche contro la sentenza di reintegro. Scelta che mi ha sorpreso” – ha spiegato.
Ora, però, l’ennesima vittoria per quello che era stato etichettato, dall’inizio, come ‘furbetto’ del cartellino. L’ex agente della Polizia Municipale di Sanremo, finito sotto i riflettori nel 2015, è stato assolto in Cassazione ed è stato risarcito con 130 mila euro. Una somma che potrebbe aumentare perché presto inizierà la battaglia legale per il risarcimento, che probabilmente prenderà in considerazione, tra le altre cose, le ferie non godute. E non solo.