Vigili urbani, in 700 presto senza arma. Colpa delle visite mediche a rilento

Oltre 700 vigili urbani di Roma capitale rischiano ben presto di essere costretti a riconsegnare l’arma di ordinanza. Pur essendo a tutti gli effetti agenti di pubblica sicurezza. Il pasticcio deriva dall’art. 4 del regolamento sull’armamento del Corpo. Approvato nel lontano 2009, e da molti giudicato oramai obsoleto. Che prevedeva la obbligatorietà di procedere ogni tre anni alla verifica dei requisiti psico attitudinali dei caschi bianchi che avessero in dotazione l’arma di ordinanza. L’ultima verifica in effetti si è svolta nel 2019, ma poi più nulla. Perché con il Covid, i test da effettuare presso la competente struttura sanitaria del Ministero degli interni sono stati di fatto cancellati. Così il comune ha iniziato a chiedere ad altre istituzioni. Finanza, Ospedale militare del Celio ed altri ancora. Ma nessuno aveva spazi disponibili per un numero così elevato di verifiche. Con le normative anti covid in vigore. Così adesso, alla scadenza dei tre anni dall’ultimo controllo, in assenza di visita medica le pistole in dotazione andrebbero riconsegnate. Uno schiaffo alla sicurezza in città, ma anche alla professionalità degli agenti del Corpo. E i sindacati si sono fatti sentire.

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I sindacati dei Vigili urbani in rivolta

A lanciare l’allarme i sindacati della polizia locale. Come denuncia il segretario romano aggiunto del Sulpl Marco Milani. “Circa 700 agenti della polizia locale rischiano di dover riconsegnare l’arma in dotazione, in quanto l’amministrazione ha difficoltà nel fare effettuare le visite mediche, ritenute necessarie da un regolamento obsoleto per mantenerne il possesso. Questo dilettantismo la dice lunga sull’incapacità dell’attuale giunta comunale, di comprendere le esigenze dei nostri operatori della sicurezza. Nonché  di intercettare le legittime domande del territorio per avere una polizia locale in grado di affrontare con i giusti mezzi le situazioni di degrado ed insicurezza che permangono nella nostra città”.

E a Milani fa eco Marco Cordova, presidente dell’Arvu Europea. “Chiediamo al sindaco Gualtieri di aprire immediatamente un tavolo di confronto sul corpo, volto al superamento delle visite periodiche che rischiano di disarmare i poliziotti locali romani. E a superare le ormai croniche mancanze dei caschi bianchi della capitale – ha dichiarato Cordova in una nota -. Mancanze che spaziano dalla carenza di organico, alla mancanza della categoria dei sottufficiali, fino ad una revisione dei riconoscimenti contrattuali dei più difficili compiti che gli stessi si trovano a svolgere, rispetto al resto dei dipendenti comunali”.