“Se la violenza non ha sesso chiediamo l’istituzione di un numero verde”: la petizione per contrastare la violenza contro gli uomini

Manifesto La Violenza ha sempre lo stesso sesso?
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La violenza di genere costituisce una tipologia di reato in costante espansione e di continuo interesse. Il fenomeno nella sua globalità è complesso da analizzare in quanto gli autori di reato commettono gli episodi perlopiù entro le mura domestiche. Ciò comporta, dato il legame spesso di natura intrafamiliare tra autore e vittima, il silenzio di quest’ultima che concorre ad accrescere il cosiddetto “numero oscuro”. Da ciò derivano i limiti dell’analisi di un fenomeno per sua natura sommerso, del quale non è facile tracciare i contorni. Una conoscenza approfondita del fenomeno nel suo insieme, tuttavia, è essenziale per lo sviluppo delle politiche e dei servizi, a partire dalle campagne di sensibilizzazione per arrivare alle contromisure legislative finalizzate a prevenire e/o contenere la violenza.

Inchieste e sondaggi ad oggi sono in un’unica direzione

Va rilevato come inchieste, sondaggi e ricerche che analizzano tale comportamento sono solite prendere in considerazione solo l’eventualità che la vittima della violenza di genere sia donna e che l’autore di reato sia uomo. Tale informazione, distorta alla sua origine, passa tramite canali ufficiali (dai media alle campagne di prevenzione) determinando una conseguente sensibilizzazione unidirezionale che relega ad eccezioni – spesso non prese neppure in considerazione – le ipotesi che la violenza possa essere subita e/o agita da appartenenti ad entrambi i sessi.

La richiesta di un numero verde contro la violenza contro gli uomini

Per queste ragioni, associazioni e gruppi di cittadini da tutta Italia si stanno muovendo per chiedere l’istituzione di un numero di pubblica utilità contro la violenza sugli uomini attraverso una petizione appena lanciata sulla piattaforma Change.org

Adiantum, Lega Uomini Vittime di Violenza APS, e tante altre associazioni al lavoro

“Prendiamo spunto dalla campagna “ma LA VIOLENZA ha sempre lo stesso sesso?” dello studio legale Pisani apparsa a Napoli negli ultimi giorni – commenta il presidente Giacomo Rotoli da Adiantum insieme a Rita Fadda, presidente Lega Uomini Vittime di Violenza APS (LUVV) e tante altre associazioni e comitati – Tramite dei manifesti che sono affissi in tutta la città, lo studio legale ha lanciato una campagna per parlare di violenza sugli uomini, per attirare l’attenzione si opera una finzione sull’esistenza di un numero verde di quattro cifre, il 1523, al quale dovrebbero rivolgersi gli uomini vittime di violenza.

Il numero mima il noto numero antiviolenza 1522 attivato da diversi anni e che è affidato in gestione ad associazioni ed operatori che hanno esperienza e trattano soltanto di violenza sulle donne. Non vogliamo qui discutere sulle dimensioni del fenomeno della violenza agita ogni anno contro moltissimi uomini, né riportare numeri o cifre, il principio è che qualunque violenza sia essa fisica, sessuale o psicologica dovrebbe essere combattuta con ogni mezzo. Quindi in ossequio alla nostra Costituzione nessuno dovrebbe sentirsi sminuito nella battaglia contro qualsiasi forma di violenza”.

La violenza sugli uomini si applica in diversi modi

“Dobbiamo constatare che la violenza sugli uomini si esplica in diversi modi – aggiungono i promotori della petizione – non si tratta solo della violenza fisica, che pure esiste, ma anche molte volte di violenza psicologica esercitata attraverso la denigrazione costante del maschile, la sottrazione dei figli, la mancanza di pari opportunità, i casi di stalking e mobbing verso uomini, i casi di false accuse (com’è noto solo una percentuale minima dei rinvii a giudizio per molestie o altro esita in condanna), i suicidi maschili che sono la stragrande maggioranza (di cui non sappiamo quanti indotti da violenza psicologica), i morti sul lavoro in stragrande maggioranza uomini sono a nostro avviso anche un gravissimo fenomeno di violenza sistemica verso il maschile.

Lottare contro ogni forma di violenza

“Concludiamo affermando chiaramente che nessuno qui vuole negare che la violenza contro le donne esista e che bisogna lottare contro di essa, ma che non esista nemmeno un uomo che ha subito violenza è un’asserzione ideologica priva di qualsiasi fondamento.

E se vogliamo che non esista nemmeno un solo femminicidio, inteso come omicidio della partner, che non esista nemmeno una donna vittima di violenza, è evidente che dobbiamo lottare perché non esista nemmeno un uomo vittima di violenza o, dato che non è più tollerabile tacere della loro esistenza, nemmeno un maschicidio inteso come omicidio del partner.

Il diritto ad un numero di pubblica utilità antiviolenza la cui gestione sia affidata a Centri Antiviolenza

Per i motivi sopra esposti, sulla base dell’Art.12 del Decreto Legge 11/2009 riguardo l’istituzione di un numero antiviolenza, poi attivato come 1522 e dedicato alle donne, chiediamo che anche gli uomini abbiano diritto ad un numero di pubblica utilità antiviolenza la cui gestione sia affidata a Centri Antiviolenza che operano prestando ascolto e aiuto anche a uomini o solo a uomini.

6 milioni di vittime di violenza, 500 solo a Roma

Oltre sei milioni di uomini vittime di violenza, oltre 3,8 milioni di violenza sessuale e 2,5 milioni di atti persecutori. Circa 500 mila solo a Roma. Questi sono i numeri emersi da una ricerca presentata nel 2012 a Roma sulla violenza della quale sono vittime soggetti maschili. Dati sorprendenti che rappresentano un quadro sociale per certi versi sconvolgente elaborato attraverso i migliori criteri ISTAT. Nonostante la ricerca sia stata pubblicata da diverso tempo, ancora non si placano le proteste di chi non accetta che anche le donne italiane sanno essere violente come gli uomini.

Lo studio pubblicato in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza

Lo studio pubblicato in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012, è stato sviluppato da un equipe di studiosi capitanati dal professor Pasquale Giuseppe Marcrì dell’Università di Arezzo, e composta dal dottor Fabio Nestola, curatore centri Studi Fenbi ed Ecpat; dalla dottoressa Yasmin Abo Loha, coordinatore Ecpat Italia, dalla dottoressa Sara Pezzuolo, psicologa giuridica. Il gruppo di studiosi ha individuato un campione di 1056 uomini, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, e ha posto loro domande a proposito del rapporto con le donne.

È emerso che molti uomini sono vittime di atti persecutori e violenza proprio da parte delle compagne. L’indagine, regolarmente depositata presso il CNR (dal quale ha ricevuto verifica di conformità tecnica e bibliografica), ha portato a risultati sorprendenti: il 77% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno una volta violenza psicologica da parte di una donna e il 63%, rispondendo alle domande degli studiosi, ha ammesso di aver subito violenza fisica proprio da parte di un’esponente del gentil sesso.

Lo studio dimostra che la violenza non è di genere

«La violenza è compiuta sia da uomini sia da donne, per questo gli sportelli anti-violenza dovrebbero essere dedicati a entrambi. Anche il dato romano, che registra circa 500 mila vittime di violenza, necessita una seria riflessione» afferma il dottor Fabio Nestola.

I dati sono perfettamente sovrapponibili a quelli della violenza sulle donne

«Eppure l’Italia è l’unico Paese in cui non si indaga e non si parla di violenza sugli uomini sia maggiorenni che minorenni. Troppo a lungo la violenza è stata considerata come un fenomeno di genere e non indagato nella totalità» aggiunge la coordinatrice Ecpat Italia, Yasmin Abo Loha.

Uno studio che va a colmare un vuoto informatico istituzionale

«Esistono dati infiniti per quanto riguarda la violenza nei confronti delle donne, ed e’ doveroso, ma non esiste nulla nel nostro paese per la violenza a ruoli invertiti. E’ uno studio che va ad analizzare il concetto di violenza come concetto astratto e per farlo abbiamo usato lo stesso schema utilizzato dall’Istat alcuni anni fa per svolgere un’indagine conoscitiva rivolta all’utenza femminile, quindi domande su: violenza psicologica, fisica, sessuale e su atti persecutori» aggiunge il curatore centri Studi Fenbi ed Ecpat.

Temi che sono diventati tabù

«Quando si parla di violenza si tende a pensare solo a quella sulle donne, in qualche caso sui bambini” dice la dottoressa Yasmin Abo Loha, coordinatrice Ecpat Italia ed esperta di abusi e pedofilia, “il nostro intento era quello di colmare un vuoto scientifico”.

L’uomo fatica a riconoscersi vittima

«Abbiamo riscontrato che l’uomo incontra estrema difficoltà nel riconoscersi come vittima», spiega Fabio Nestola, componente del gruppo di ricerca, «pertanto per le vittime maschili esiste un sommerso enormemente superiore al pur considerevole sommerso delle vittime femminili».

Sulla violenza contro gli uomini mancano strutture

Contrariamente a quanto previsto per le vittime femminili, per l’uomo non esiste alcuna sollecitazione istituzionale a denunciare la violenza subita, nessun centro di accoglienza, nessun numero verde, nessuno sportello di ascolto pubblico o privato», prosegue Nestola, «persino in commissariato, quando prova a sporgere denuncia, l’uomo che ammette di essere vittima della propria compagna ha difficoltà ad essere creduto e si scontra con un atteggiamento di sufficienza, sottovalutazione del fenomeno, spesso anche derisione».

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