Zingaretti, per la CISL Lazio RSA non attrezzate contro il contagio (video)

Le RSA del Lazio non sono attrezzate per contenere e combattere il contagio da Covid 19. E’ questa la denuncia di Roberto Chierchia, segretario regionale della CISL funzione pubblica che in una intervista a Tele Radio Stereo affonda il colpo. Contro i ritardi e le inefficienze cha avrebbero agevolato la diffusione del coronavirus. Non solo tra gli anziani ospiti delle strutture, ma anche tra gli operatori sanitari addetti ad assisterli e a curarli. Il sindacalista della CISL chiarisce subito che il problema è nazionale, e che ha colpito di più le Regioni maggiormente esposte. Come ad esempio la Lombardia. Ma anche nel Lazio i cluster legati alle residenze sanitarie per anziani non sono affatto pochi. Clamoroso il caso di Nerola, con tutto il borgo vicino Roma trasformato in una zona rossa. Ma anche il caso di Villa Fulvia, dove i contagiati sarebbero stati oltre una trentina tra gli anziani ricoverati. E ben sedici tra gli operatori sanitari. Per non parlare del caso di Contigliano nel reatino, e di molti altri nel viterbese, in provincia di Latina e nel frusinate. Non si tratta di fare l’elenco, ribadisce Chierchia. Ma di chiedere subito un intervento urgente della Regione e delle ASL. Perché senza un sostegno queste strutture no ce la fanno.

 

Chierchia (CISL FP), subito tamponi a tappeto e protezioni per medici e sanitari nelle RSA del Lazio

Le residenze sanitarie assistite che ospitano migliaia di anziani nel Lazio stanno diventando un formidabile veicolo di contagio per il coronavirus. E’ quanto sostiene il segretario regionale della CISL Funzione pubblica Roberto Chierchia in un’intervista a Tele Radio Stereo. E i fatti gli stanno dando pienamente ragione. Molte di queste strutture sono diventati dei veri e propri cluster, focolai in grado di diffondere in maniera esponenziale il contagio. Ora la Regione ci sta mettendo mano, con controlli sempre più serrati. Ma il dubbio è che il presidente Zingaretti e l’assessore D’Amato siano partiti troppo tardi. Secondo Chierchia, i problemi principali sono stati due. Il primo legato alla professionalità delle strutture. Alla loro inidoneità ad affrontare un’emergenza cosi diffusa ed impegnativa. Il secondo relativo al ritardo con cui sarebbero stati forniti i dispositivi di protezione individuale al personale sanitario. Che magari infetto a propria insaputa ed asintomatico, ha diffuso il virus agli stessi ospiti delle residenze. Mentre andavano fatti tamponi a tappeto. Ma di chi sarebbe eventualmente la colpa? Il giornalista di Tele Radio Stereo cerca di tenere fuori la Regione. Perchè le RSA sono strutture private, ribadisce al microfono. Quindi le eventuali colpe sono del datore di lavoro. Cioè delle proprietà delle cliniche. E dei loro amministratori. Ma per Chierchia le cose non starebbero proprio cosi.

 

Le residenze assistite sono strutture sanitarie convenzionate. Dunque la responsabilità è anche pubblica

Le RSA del Lazio sarebbero poco attrezzate per combattere l’emergenza del coronavirus. E in aggiunta ospitano soggetti fragili, quindi più predisposti al contagio. Questa la posizione espressa da Roberto Chierchia, segretario regionale della CISL FP che parla anche di ritardi nella fornitura dei DPI. Quei dispositivi di protezione individuale che dovrebbero proteggere medici e infermieri. Il sindacalista è intervenuto ad una trasmissione su Tele Radio Stereo, ed ha chiarito bene il suo punto di vista. Anche quando l’intervistatore gli fa notare che si tratta di strutture private. E che dunque alla sicurezza degli ospiti e degli operatori doveva pensarci il datore di lavoro. Giusto, osserva Chierchia. Ma non scordiamo mai che si tratta di cliniche convenzionate. Dove confluisce denaro pubblico. E quindi il pubblico deve vigilare e controllare. E anche intervenire se le RSA da sole non ce la fanno. Vale per la Regione ma anche per le ASL competenti per territorio. Ora le cose stanno cambiando, conclude Chierchia. Ma su vigilanza e controllo e fornitura delle attrezzature protettive si è perso troppo tempo. Tempo prezioso, aggiungiamo noi. E se è vero che in tutta Italia il 17% delle RSA sono state trovate non a norma, il Lazio non fa eccezione. Quindi chi ha sbagliato, pubblico o privato che sia, dovrà pagare.